Esposizione d'Arte "Colore e non colore" - Briciole d'Arte e... fantasia
Delfino - Pessano - Pompilio
Delfino – Pessano – Pompilio “COLORE E NON COLORE”
di Anna Maria Faldini
Il filo conduttore di questa esposizione, che nasce all’interno dell’evento “Briciole d’arte e... fantasia” da noi creato su suggerimento di Laura Romano, è sì COLORE E NON COLORE, ovvero il titolo che è stato scelto dagli artisti (Vincenzina Pessano e Mauro Pompilio), ma è anche il recupero del ricordo, della memoria che da Proust in poi viene chiamata “la ricerca del tempo perduto”.
Ilaria Delfino
Ilaria Delfino e Danila Pesce hanno scritto GAMBE DELLE MIE GAMBE un libro che non è un romanzo ma appare al lettore come una raccolta di racconti scritti intorno allo stesso tema (de latino) (il ricordo della loro nonna che permette di descrivere anche la vita della Savona di un tempo). Il titolo del volume è ispirato ad una frase che era spesso sulla bocca della nonna. Ilaria Delfino ha scritto e pubblicato anche BAMBOLA SOGNAVO! che oggi presentiamo insieme al volume citato per primo e che è dedicato al suo papà.
Il primo libro è nato dalla penna creativa di due cugine che si sentono sorelle. I testi inquadrano il tema, ovvero la storia della loro famiglia, e sono arricchiti da dialoghi e diverse poesie in dialetto savonese. Per questo ci siamo avvalse per le letture della collaborazione di Giovanna Marrone, bravissima attrice della compagnia La Torretta, compagnia savonese specializzata in teatro dialettale.
In entrambi i libri si sente il desiderio di trattenere i ricordi della propria famiglia, dei giovanissimi, dei giovani e degli anziani, per affidarli alla lettura. Gli eventi dei protagonisti, interpretati nel loro continuo mutare nel tempo, i sentimenti che nascono in momenti positivi, quelli che muoiono sotto la spinta di eventi negativi, le prove della vita, insomma, belle e brutte, sono gli argomenti che risvegliano nostalgie del tempo che fu. Ma anche questa è una ragione per scrivere: scavare continuamente nella memoria e nelle esperienze compiute: nel primo libro insieme alla nonna o nel secondo libro insieme al papà. Proprio per questo un posto importante lo ha l’amore familiare.
I capitoli si dibattono così fra malinconie e gioie dell’esistenza, fra sentimenti e rimpianti provati e storie e abitudini di tempi ormai lontani. Nei testi Ilaria sperimenta il guardarsi indietro con cognizione di causa per valutare l’importanza che la nonna e i suoi genitori hanno avuto nella sua vita. E man mano che conclude una memoria, la chiude nel cassetto di un libro che per sua stessa definizione può essere però aperto e riaperto ad libitum, ovvero quando lo si desidera. Per ripescare i ricordi dal buio dell’oblio è necessario indagare i propri spazi intellettuali e affettivi, dare ordine, descrivere ogni dolore e ogni amore e dare loro realtà, farli nascere e rinascere e trasmutarsi nel tempo, alleggerendo in questo modo il loro carico di dolore
Le parole sono fonte inesauribile di significati personali: nel primo libro Ilaria consolida il legame affettivo e fraterno con la cugina Danila, nel secondo espone con chiarezza e commozione i suoi ricordi di figlia.
Le esistenze della nonna, dei genitori e degli zii di Ilaria non sono finite, in realtà si sono concretizzate in un lascito, quasi un testamento spirituale, anche se non scritto da loro, costituito da libri che testimoniano le loro principali e più significative esperienze. Scrivendo di come esse abbiamo lacerato o guarito la loro anima, Ilaria le racconta col cuore pieno di amore e profonda partecipazione, vivendo in quel momento nel tempo in cui le narra e rendendole ben vive e dense di significati per i suoi lettori.
Vincenzina Pessano
In questa mostra VINCENZINA PESSANO rappresenta il colore. Per raccontarvi la nostra VINCENZINA PESSANO e per dirvi perché ha scelto di dipingere e divenire così interprete di memorie parto da lontano. Ricordo una frase che mi ha detto:
“La vita mi ha dato tanto, ma è passata così velocemente che mi appare necessario fissare sulla tela impressioni e sensazioni passate per renderle durature, almeno per me.”
VINCENZINA PESSANO fin da giovanissima ha amato disegnare e ha ricuperato questa passione dopo un periodo difficile della sua vita. Per documentarsi sulla tecnica della pittura ad olio ha seguito alcune lezioni negli atélier degli artisti Giuseppe Veltri e Gerry Buschiazzo e ha frequentato i corsi del Liceo Artistico.
Alcuni avvenimenti hanno diviso la sua vita in un prima vissuto in un fruttuoso clima familiare e in un dopo carico di doni artistici. La pittrice ha avuto la forza di ricostruire la propria vita sotto il cielo dell’arte, proprio le difficoltà incontrate le hanno aperto porte di cui non conosceva l’esistenza. La sua ispirazione nasce quindi dal desiderio di far tornare a nuova vita ricordi latenti per non farli svanire nel nulla degli eventi tralasciati e poi dimenticati. La sua ricerca pittorica, sempre espressa in stile figurativo, va interpretata come la volontà di riaccendere un legame con gli accadimenti, e poiché le loro tracce sono quasi evaporate, per esigenze personali Vincenzina le traduce per se stessa sulla tela.
I quadri di paesaggi quindi non sono solo intuizioni della sua fantasia artistica, ma anche rielaborazioni di percezioni memorizzate e di esperienze vissute. Nei suoi dipinti albe policrome, colorati tramonti, scampoli di cielo azzurro punteggiato da nuvole bianche si distendono sopra vasti prati fioriti, colline alberate, vecchi borghi e mari blu e non solo. Vengono colti e riprodotti i mutamenti della luce e dei colori nelle stagioni e nei vari momenti del giorno.
In conclusione il dipingere le permette di distaccarsi dalla realtà quotidiana e di entrare in una dimensione temporale particolare che le consente di riaprire i cassetti della memoria e di immergersi nei ricordi per ricostruire e portare a termine ciò che ha lasciato in sospeso.
Sempre valida è la constatazione che ho scritto nella presentazione della nostra collettiva di marzo: I dipinti della Pessano sono paesaggi dell’anima che, tramite la sua arte, hanno conquistato una loro propria definitiva esistenza e una loro propria collocazione nel libro dei suoi ricordi.
Anna Maria Faldini
Mauro Pompilio
MAURO POMPILIO rappresenta qui il non-colore. Le opere esposte in questa mostra sono infatti senza la minima macchia di colore, vediamo raffigurazioni di paesaggi del nostro territorio e ritratti di personaggi tipici legati ai suoi ricordi o ispirati a eventi, che creano in lui una emozione, tutti con le linee create dalla matita, i tratti decisi della china e le sfumature del carboncino che crea una nuvola di trasparente pulviscolo scuro.
Portando in superficie attraverso le sfumature del grigio e del nero ciò che si nasconde dietro le apparenze, Pompilio impiega la sua arte per riprodurre la realtà, pur complessa e difficile, e leggerne gli elementi connettivi. Ecco che tradurla, attraverso trasposizioni fatte su carta con grande abilità manuale, la rende più sua ed è questa l’essenza del suo percorso. Per mezzo di tratti sapienti Pompilio raffigura, con le sue matite, chine, carboncini, sanguigna, elementi architettonici, scenari cittadini, agresti e marini.
Domina nel suo lavoro lo stile figurativo con il quale ha dipinto il paesaggio cittadino, quello dedicato al mare e all’entroterra ligure. Schizzi di personaggi forniscono ulteriore vita e identità allo spazio che l’artista identifica con la sua arte. Spazio che viene arricchito da architetture. Avendo come base il disegno architettonico scolastico, a Mauro è rimasta l’esigenza di rispettare le proporzioni come se prendesse le misure con una certa precisione, anche se poi propende nella realizzazione del disegno per uno stile più impressionista.
Fermare i ricordi, senza ingabbiarli, ma soltanto per esporli alla luce delle trasparenze dei materiali, è l’imperativo a cui obbedisce, come pure cercare di comunicare agli altri ciò che sente, ottenendo una comprensione immediata del fruitore, e questo dipende dal materiale essenziale e primario che usa: carta e matita.
Da notare che anche nelle sue opere paesaggi di Savona e scampoli dell’entroterra vengono colti e rielaborati alla luce di percezioni memorizzate per riallacciare i nodi dei ricordi. Mauro Pompilio, aiutato da una grande passione per l’arte in tutte le sue forme, risolve il problema scrivendo non solo immagini e forme con il pennello, ma anche con la penna divertenti racconti di esperienze vissute.
Il ricordo, la sua gestione, dunque è il leit motiv che collega i nostri tre artisti. Affiora dal loro inconscio il timore di perderli, i ricordi, nato dalla concreta sensazione dell’inesorabilità del tempo. È questa la ragione della nascita dei libri di Ilaria e dell’impegno nel campo dell’arte di Vincenzina Pessano e Mauro Pompilio e, insieme al colore e al non colore, è un altro tema portante e importante di questa esposizione d’arte.
Anna maria Faldini